Paesaggi di luce - (1999) – Giorgio Segato - Critico d’arte

I quadri di Leonardo Beccegato sono visioni complesse, concorrono a nutrire, sollecitare e a far emergere queste visioni, e a tradurle in immagine pittorica una memoria segnica, una memoria dei sensi combinata con quella storica e con quella personale, fatta di tante immagini, reali e virtuali, e impastata nella stessa luce di una memoria ancestrale, genetica. Non ci sono né gestualità né teatralità espressive, ma prevale, piuttosto, una tenerezza contemplativa singolare che lascia il ricordo su diversi piani sfumati di consistenza poetica, lirica invece che descrittiva, anche se ,a guardare bene, la sua pittura è di racconto che non di rado ha una sensualità raffinata e coinvolgente, una sorprendente tattilità atmosferica che cattura, assorbe, dentro lo spazio del quadro come vero e proprio luogo delle emozioni, quasi aprendo un album di immagini-ricordo virate dal tempo e dal decantarsi del sentimento. Non si tratta, tuttavia, di dare consistenza a emergenze casuali, “istantanee”, bensì di ricomporre con intenzione, attenzione e gusto, elementi selezionati della memoria, avvalendosi delle combinazioni e degli spiazzamenti come modalità di risalto e di esplorazione  della conoscenza e dei suoi riverberi, della sua ricchezza di riflessi e di richiami in un tempo lungo e pacato di ascolto, di rielaborazione pittorica e mentale e di una visionarietà che modula realtà e sogno di magiche tessiture di esperienze e reminiscenze, vicine e lontane, di fotografie di negativi impressi e persistenti sulla retina, di sculture, di pale di altare, di occasionali emozioni ed illuminazioni ricognitive (Interno veneziano, I fuochi del Redentore, Concerto in re minore, Adamo ed Eva, Differenti Memorie).

Nelle opere più recenti la cromia ha preso più corpo anche con accentazioni volumetriche ed il colore bruciato, ocra, per stesure ora più dense ora più liquide, sottolinea che si tratta di riverberi interiori, dove la nostalgia condiziona le vibrazioni su cui si svolge l’ordito delle immagini. L’atmosfera entro cui si muove la tensione pittorica di Beccegato sta tra un macerato prossimo allo sfinimento, realismo esistenziale  e uno slittamento metafisico, fuori dal tempo, sguardo liberatorio fuori storia che sollecita nuove sintesi, un equilibrio, una quiete del pensiero, della conoscenza turbata, frammentaria, condizionata dai confezionamenti massificati. In sostanza, mi pare che Leonardo Beccegato intenda esprimere la necessità di un autonomo riapprendimento della realtà e di verifica dell’appreso, della memoria dei sensi e dell’intelligenza. E’ questo uno dei più importanti valori e significati che assume la dimensione propriamente estetica dell’arte, che, sempre, è insieme mestiere ed espressione, conoscenza, ricerca e progetto, anche quando uno  degli aspetti prevale sugli altri, ora affidandosi alla tecnica, ora alla gestualità immediatamente comunicativa, alla materia, ora esibendo contenuti particolarmente impegnati ed articolati, o raffreddandosi subito su rilievi concettuali, ora esprimendo nuove sintassi, componendo o completando nuovi modi e nuovi mondi. Beccegato ingegnere attivo in un settore di applicazioni di alte tecnologie, sente la necessità di ripercorrere livelli di conoscenza diversa da quella scientifica, e in cui sensorialità, immaginazione e pensiero ritornino ad attivarsi in capacità e qualità di rappresentazione e di comunicazione visiva, ridando all’elaborazione intellettiva effettive referenze di esperienza sensibile e traducendo la conoscenza in immagine, in spazialità, in invenzione di materia/luce/colore e in fantasia visionaria.